A Milano ripartono le Banche del Tempo

La rete delle Banche del Tempo, nel quartiere di “Milano 4”, è in fase di ricostruzione. Un cantiere sociale avviato da poco che comincia a raccogliere tante adesione per la realizzazione di un progetto di economia solidale.
La pandemia alle porte ha lasciato enormi macerie sul piano sociale, tante associazioni, gruppi di lavoro e reti relazionali si sono dissolte a causa delle paure generate dal covid. Adesso c’è una voglia di ripresa, di mettersi insieme, ricominciare a vivere, ricostruire quel bisogno di comunità che ci era stata negata.
L’uomo non è un’isola, ogni persona per vivere bene ha bisogno dell’altro, se vuoi vivere da solo, diceva Aristotele, o sei un animale o sei un dio. Purtroppo anche il nuovo mondo della Tecnica ci sta intrappolando in un territorio di assoluto isolamento allontanandoci sempre di più dalle esperienze di aggregazione relazionale e sociale. La risposta arriva perentoria dal territorio, dalla base sociale con la nascita di diversi servizi innovativi per ricostruire una comunità che condivida valori, esperienze, e relazioni.
Nel Municipio 4 di Milano vivono oltre centocinquantamila persone, una comunità dinamica, operosa e multietnica che avverte il bisogno di trovare un elemento di coesione sociale. “ Siamo nati tanti anni fa ed eravamo un punto di riferimento importante per le attività sociali e culturali del quartiere – afferma Laura Di Silvestro presidente della Banca del Tempo di Milano Sud – ma la pandemia ha ridotto la nostra rete relazionale che è l’essenza della nostra attività.” Al Comune di Milano il consigliere Valerio Pedroni è stato da poco nominato presidente della Commissione per l’Economia Civile e lo Sviluppo del Terzo Settore che tra i suoi propositi ha quello di costituire una rete di Banche del Tempo per ogni Municipio come già avviene a Roma, Bologna e altre città italiane. Ma cos’è una Banca del Tempo, anzi cos’è il tempo?
Se ci pensiamo bene l’uomo alla fin fine è fatto di tempo che lo utilizza in tutte le sue declinazioni per compiere gli atti della sua vita quotidiana. Filosofi, teologi, economisti, scrittori hanno discettato a lungo sulla natura e sul valore del tempo. “Che cos’è il tempo? – si chiedeva Sant’Agostino nelle sue Confessioni: “se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più.”
“Il tempo è come un fiocco di neve – scrive Romano Battaglia – scompare mentre cerchiamo di decidere che cosa farne”, mentre Marcel Proust nella sua “Recherche“ propone la sua versione: “Il tempo di cui disponiamo ogni giorno è elastico; le passioni che proviamo lo dilatano, quelle che ispiriamo lo restringono, e l’abitudine lo riempie.” Avere il potere sul tempo significa essere padroni degli uomini e dei loro corpi.
La lagna più ricorrente nella nostra attuale società è: “non ho tempo” perché abbiamo smesso di autodeterminare il nostro tempo, non siamo più padroni del nostro tempo. Il nostro paradigma economico-sociale, ci prevede soltanto come funzionari di un apparato produttivo al quale abbiamo rassegnato non soltanto la nostra professionalità ma soprattutto il nostro tempo. Cosicchè ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi – ammonisce Tiziano Terzani – le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici sono migliaia, e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.
”Nell’antica Grecia il tempo veniva declinato in due modi: krònos, il tempo misurabile e quantificabile e Kàiros il tempo dedicato alle relazioni. Le Banche del Tempo, associazioni di promozioni sociale ormai presenti in tutto il territorio italiano, utilizzano il tempo kàiros e le loro transazioni si fondano sullo scambio dei saperi e offrono il loro tempo come un dono che riguarda tutto ciò che le persone sanno fare e che può spaziare in ogni campo. Chiunque può sentirsi utile, nessuno escluso, quindi è anche un valore sociale perchè sentirsi utili dà carica, dà forza ed energia. Sono comunità di persone che scambiano fra loro competenze, servizi e piccoli lavori utilizzando il tempo come moneta: tu mi fai un’ora di lezione d’inglese e io ti preparo una torta, io ti accompagno al teatro e tu mi ripari una serranda.
Nell’attuale scenario sociale ed economico, in presenza di un’irrimediabile crisi di valori, di vuoti sociali, e di solitudine queste forme di economia solidale acquistano un ruolo essenziale per contrastare un mondo dove l’uomo diventa sempre più strumento della Tecnica e non più soggetto della storia. Un mondo dove le competenze relazionali tentano a dissolversi per lasciare spazio al mondo virtuale del post-umanesimo.
Dietro tutto questo non c’è nessun pensiero filosofico o ideologico ma soltanto la voglia e il bisogno delle tre “s”: socialità, solidarietà, sostenibilità. La socialità: il bisogno delle persone nel riconoscersi attorno a valori comuni e condivisi. Una volta c’era la famiglia, la parrocchia, l’oratorio, il partito, il sindacato, il movimento. Erano luoghi dove imparavi le prime regole dello stare insieme e del vivere civile. Il vuoto lasciato da queste istituzioni sta producendo una società nichilista, individualista ed egoista. Allora ecco che spontaneamente dal basso nascono i comportamenti collaborativi e si sviluppano nuove dinamiche di fiducia, di relazioni e di scambi. Solidarietà significa passare dall’Io al Noi, vedere il mondo con gli occhi dell’empatia, della comprensione e della consapevolezza che ”l’altro da te è l’altro di te” . Sostenibilità, intesa come diffusione di pratiche virtuose che hanno come obiettivo la cura e la conservazione del pianeta per le future generazioni.
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